È una mattina qualunque, anzi no, succede tutte le mattine. Il caffè è ancora caldo quando arriva il primo messaggio urgente, poi una telefonata, una mail, un dubbio e un “ci sentiamo un attimo?”
La giornata era iniziata con buoni propositi, ma a metà mattina è già diventata una risposta continua agli stimoli esterni. Cos’è successo? Nulla di grave, eppure tutto ciò che avevi pianificato è slittato, di nuovo. Non hai fatto nulla di sbagliato, ma forse non hai scelto davvero.
Viviamo immersi in una costante simulazione d’urgenza, che ci tiene in uno stato di allerta perenne, come se ogni richiesta fosse un allarme da spegnere, ogni scadenza un incendio e ogni distrazione una sirena.
Sto agendo o sto solo reagendo? La domanda non è retorica, c’è una differenza profonda tra agire e reagire, e non è solo linguistica: biologica, emotiva e culturale.
Reagire è istintivo: lo facciamo per sopravvivere mentre , Agire è deliberato e lo facciamo per costruire. Nella reattività, siamo guidati da ciò che ci accade, invece, nell’azione consapevole, siamo guidati da ciò che desideriamo. La prima è il riflesso di un’energia che ci attraversa e la seconda è la forma che decidiamo di darle.
La maggior parte di ciò che interrompe la nostra giornata non è davvero urgente, sono false emergenze che creano una trappola invisibile. La situazione è solo percepita come tale: un messaggio senza risposta non è una crisi, un cambiamento di programma non è una catastrofe e un imprevisto non è il collasso di un sistema, eppure ci comportiamo come se lo fosse.
Viviamo in una società che premia e incita alla reazione immediata, che considera il “rispondere subito” come sinonimo di efficienza. Ma l’efficienza non è velocità: è intenzionalità, e noi, spesso, siamo veloci ma senza alcuna deliberata direzione.
L’indipendenza comincia qui: saper distinguere ciò che reclama la nostra attenzione da ciò che merita la nostra attenzione è il primo passo verso l’indipendenza mentale, emotiva e, quindi, economica. È qui che inizia la vera autonomia interiore. Mentre la reattività ci consuma, la progettualità ci trasforma.
Come dicevamo nell’articolo precedente, l’indipendenza non si costruisce con grandi gesti eroici, ma con una pratica quotidiana e costante, e oggi questa pratica può iniziare da una semplice domanda: chi sta decidendo cosa fai adesso?
Prendi carta e penna, non lo schermo, proprio la carta, e scrivi tre situazioni recenti in cui hai reagito anziché agire.
Poi, accanto, immagina come avresti potuto rispondere se fossi stata Tu a scegliere, non serve perfezione, serve solo presenza, e ricordiamoci: la differenza tra un’agenda piena e una vita piena è la tua capacità di scegliere.