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Pianificare è un atto d’amore verso il tuo futuro Io

C’è una tazza di tè ancora tiepida accanto a te, hai appena chiuso la porta, un attimo di silenzio ti scivola addosso, il respiro si fa più profondo e una domanda, dolce ma affilata, ti sfiora il pensiero: “Se continui così, dove stai andando?”

Non rispondere subito, non cercare soluzioni, resta lì, perché prima di ogni strategia, prima di ogni lista o progetto, c’è il bisogno di tenerezza, tenerezza verso chi sei oggi e verso chi potresti diventare, se solo iniziassi a prenderti cura del tempo che verrà.

Il nostro corpo lo sa da sempre: ha bisogno di certezze, anche minime, anche imperfette, ma stabili, perché sapere che domani avremo qualcosa da mangiare, un luogo in cui abitare, la libertà di scegliere, e non solo di sopravvivere, è una forma elementare e potentissima di sicurezza, quella che ci permette di restare in piedi anche quando fuori tutto sembra muoversi.

Pianificare, allora, non è un gesto freddo da tecnocrati, ma un modo caldo e ancestrale di dire al nostro sistema nervoso: “Sto facendo qualcosa per proteggerti, per accompagnarti con presenza, per rendere domani un po’ meno ostile.”

Pianificare non è controllo, non è rigidità, non è l’ossessione di sapere prima, né la corsa a incastrare ogni imprevisto, ma una forma evoluta, sofisticata e tenera di amore, come se scrivessimo oggi una lettera che leggeremo tra mesi, anni, stagioni intere e dicessimo a noi stesse: “Ti ho pensata, ho costruito per te un luogo morbido in cui atterrare, uno spazio in cui riposare, una traiettoria che somigli a chi sei.”

Sai quei giorni in cui senti che ce la farai, anche quando tutto intorno scricchiola?

È perché qualcuno, tempo fa, ha avuto cura di te.

E se, ora, quel qualcuno fossi tu?

Avere un piano non significa ingabbiare la vita, ma allenare la libertà di scegliere come rispondere agli eventi, significa costruirsi uno spazio interno ampio e abitabile, nel quale ogni scelta, anche minima, sia figlia dei tuoi valori, delle tue priorità, del tuo modo unico di stare al mondo.

Pianificare è una forma di lucidità gentile, non ti dice cosa fare ma ti restituisce la possibilità di farlo con coerenza, e non servono strumenti sofisticati per cominciare, bastano poche domande chiare: cosa desidero davvero, tra sei mesi? Quali risorse ho già? Chi può accompagnarmi? Cosa posso fare, questa settimana, per muovermi nella direzione giusta?

Ed è in queste domande che prende forma una vita non perfetta, ma profondamente vera.

Rimandiamo perché siamo stanche, rinunciamo perché ci sembra tutto troppo complesso, ma il vero motivo non è la fatica, è il non vedere nessuno dall’altra parte, nessuno che ci aspetti, nessuno che ci accolga, nessuno che ci stia preparando una casa, e allora oggi ti chiedo, senza forzature, ma con sincera cura, puoi essere tu quella presenza?

Non devi sapere tutto, non devi avere ogni risposta, puoi solo cominciare con una promessa sussurrata: “Sto imparando a prendermi cura di me anche domani, anche se oggi non so bene come.”

Adesso pensa a tre piccoli gesti che puoi fare questa settimana per costruire sicurezza, energia e connessione con il tuo futuro Io.