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Le aspettative che ci riguardano, tra consapevolezza e invisibilità

Fin dai nostri primi giorni di vita, siamo stati destinatari di aspettative del sistema in cui siamo cresciuti. È come se ci fosse stato cucito addosso un abito invisibile che, con gli anni, è cresciuto con noi: comodo, avvolgente, caldo, ma talvolta talmente aderente da impedire un movimento libero, un respiro più ampio o un atteggiamento un pochino “scomposto”.

Alcune parti di questa stoffa sono costituite da tutte le frasi che abbiamo sentito fin da piccoli: “Chi si accontenta, gode.”“Le brave bambine aiutano a casa!”“Piangere non serve a niente, sono i deboli che piangono”, “Non puoi sempre fare quello che vuoi.” “Studia, e poi trova un uomo per bene che ti permetta di fare la mamma oppure “Studia, sii indipendente e non farti condizionare da nessuno”.

Frasi di questo tipo potrebbero riempire pagine intere. Queste sono solo alcuni esempi che ho sentito più spesso dalle donne ma, in ogni caso, sono tutte parole apparentemente innocenti, che però hanno sovente definito la traiettoria di intere generazioni di donne. Nei decenni, anche queste hanno subito modificazioni coerenti con l’evolversi della struttura sociale, ma la loro funzione l’hanno svolta, eccome.

Nel profondo della nostra mente, queste aspettative non sono solo ricordi ma sono programmi attivi. Senza rendercene conto, continuiamo a seguire schemi che ci sono stati imposti prima ancora che potessimo scegliere. Se ci sentiamo in colpa per non essere sempre disponibili, se pensiamo di dover dimostrare continuamente il nostro valore, se temiamo il giudizio quando decidiamo di mettere noi stesse al primo posto, allora stiamo ancora rispondendo a un copione scritto da altri per noi.

Spezzare la profezia delle aspettative

Le aspettative sociali non sono solo idee astratte: sono profezie che si autoavverano. Se da bambine ci hanno insegnato che l’amore e l’approvazione dipendono dalla nostra capacità di sacrificio, cresceremo facendo esattamente questo. Se ci hanno detto che dobbiamo essere educate e discrete, tenderemo a smussare i nostri spigoli anche quando sarebbe necessario affermarsi.

La bella notizia è che gli stimoli ricevuti nel passato possono essere accantonati, lasciati nel passato, per far posto a nuove visioni. Possiamo essere noi a decidere chi ascoltare e quali aspettative creare per un nostro presente migliore e per un futuro più consapevole, libero e veramente “su misura per Noi”.

Possiamo scegliere a quali ordini ubbidire, quali tenere, perché comunque funzionali a una vita equilibrata, e quali abbandonare. Possiamo scegliere di vivere in una visione più ampia, libera e veramente nostra.

Per fare tutto questo, in ogni caso, dobbiamo riconoscere questi schemi. Dobbiamo vederli per quello che sono: un condizionamento che probabilmente non ci appartiene più.

Ci sono tre passi fondamentali per liberarci dalle aspettative che ci hanno incatenate:

Riconoscere: portare alla luce le frasi, i modelli e i condizionamenti che ci hanno plasmato. Scrivere, riflettere, analizzare. Da dove viene questa paura di sbagliare? Chi ci ha insegnato che il nostro valore dipende dal giudizio altrui?

Decostruire: mettere in discussione queste convinzioni. Chiedersi: “È davvero così? Questa regola mi rende più forte o mi limita?” È qui che si rompe la profezia, è qui che il passato smette di avere potere su di noi.

Ricostruire: archiviare gli schemi obsoleti e sovrascrivere paradigmi nuovi e in grado di rafforzare il nostro potere personale. Rivedere i valori che vogliamo utilizzare come faro del nostro agire e selezionare scientemente su quali valori vogliamo fondare le nostre azioni. Scegliere, non più per compiacenza e dovere di adattamento, ma per affermare la nostra identità più autentica.

La libertà di essere

Immagina un mondo in cui non devi più dimostrare nulla. In cui la tua voce non viene modulata per essere accettata, in cui le tue scelte non sono condizionate dalla paura di deludere qualcuno. Un mondo in cui non vivi più secondo un copione scritto negli anni ‘50, ‘60, ‘70, ‘80 etc, ma secondo la tua visione, i tuoi valori, la tua libertà.

Questa libertà non è un’utopia. È una scelta. Una scelta che possiamo fare ogni giorno, ogni volta che ci accorgiamo di essere prigioniere di aspettative che non ci appartengono. E ogni volta che decidiamo di scrivere, finalmente, la nostra storia.

Buona primavera

Cristina